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Tristezza

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Amica di Lella · 10 Ottobre 2015




Ho telefonato a Lella ieri sera. Abbiamo parlato poco insieme perché era tardi. Ci vediamo domani pomeriggio.
Sono seduta sui gradini di questa brutta chiesa che l’aspetto già da un po’. La vedo arrivare: non ha la sua solita verve, sembra spompata. Mi raggiunge e mi abbraccia in maniera avvolgente. –
Che c’è?- - E’ morta la mia amica di Roma…- dice asciugandosi una lacrima. – Mi dispiace. Stava così male?- Mentre camminiamo lentamente verso la pizzeria mi racconta di questa perdita così pesante per lei. Ci sediamo, ordiniamo. Lella prosegue dicendo –E’ stata una morte un po’ improvvisa, anche se annunciata. Era un pezzo che stava male.- Le accarezzo una mano, mi dispiace veramente anche se conoscevo a malapena questa persona. So che erano amiche d’infanzia. – Aveva una famiglia, un compagno, dei parenti?- - No, la madre era morta qualche anno fa. Per fortuna meglio per lei. Aveva tanti amici. Mi mancherà, anche se ci vedevamo poco. Ci parlavamo ogni settimana con skype. Ma ultimamente non ce la faceva più, la sera era a pezzi. – Si soffia il naso. Io resto in silenzio. Improvvisamente mi guarda e dice furiosa – Va fa’culo mi mangio il dolce più grasso che hanno stasera!- - Anch’io! – Ordiniamo due profiterol con molta panna.




Ce li portano e iniziamo a mangiarli. Lei, ingorda, in pochi secondi l’ha quasi finito. E’ tornata vorace come una volta, penso. Quando il piatto è vuoto resta fissa a contemplarlo poi di colpo scoppia a piangere. Le porgo un fazzoletto. Non posso fare niente più di questo per lei. Dopo essersi calmata riprende –
Posso dirti la verità? - - Certo! – la incoraggio. – Ho una paura terribile di fare la sua stessa fine.- - Cioè morire di tumore?- - Anche. Ma soprattutto di morire sola, senza nessuno vicino.- Le prendo una mano. – Vuoi proprio farmi piangere stasera… Comunque ci sarò io con te, non ti preoccupare. – Lentamente finisco il mio dessert e poi domando – E Mariù? Come sta?- Lei si appoggia allo schienale della sedia e finalmente le intravvedo l’ombra di un sorriso. –E’ un tesoro! Quando mi vede giù se sono seduta sul divano mi mette il muso sulle ginocchia. Allora  mi dico almeno ho lei che mi vuol bene!- La guardo e sbotto –Non diventarmi patetica adesso per favore! Non dire stupidaggini, mica hai solo Mariù! E io? E G.? E tutti quelli con cui lavori? E poi ti devo dire anche un’altra roba. Prima non ti ho detto niente ma il profiterol l’hai divorato, sbranato. Hai intenzione di buttare all’aria tutti i tuoi progressi?- Parlo concitata alzo la voce e quelli del tavolo vicino ci guardano curiosi. Andiamo a pagare, usciamo. Lei cammina curva, sembra invecchiata di molti anni. La prendo sottobraccio, le cammino a fianco silenziosa. – Hai ragione! Ma è veramente un brutto colpo questo per me. Forse mi rivedevo in Donatella per certi aspetti. Ma ho migliorato molto la mia vita in questi ultimi periodi e non voglio tornare indietro, neanche di un passo. Mi riprenderò, vedrai questo momento difficile passerà. Intanto devo andare a parlare con la Gustalavita alla fine del mese. Mi ha chiamato qualche giorno fa. - - Ecco così mi piace. Mi hai spaventato. – Lei si ferma mi guarda con occhi tristi – Non mi è permesso neanche un piccolo sgarro? Anche io posso vacillare, perdere l’equilibrio, non sono di ferro!- - Giusto, vero… ma solo per un attimo. Se no poi, noi poveri mortali, che facciamo se la nostra luce si spegne?-
Ma riesco solamente strapparle un piccolo risolino, gli occhi le restano umidi e tristi.







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