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Alcolisti in trattamento

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Amica di Lella · 10 Marzo 2017








Oggi a pranzo Lella mi ha telefonato e mi ha chiesto se avevo voglia di fare una passeggiata con lei e Lulù al parco dopo il lavoro.
Adesso sono qui seduta al baretto che la aspetto. Guardo i giovani che ridono e chiacchierano. Sono carini con gli zaini in spalla. Sembrano felici senza problemi. Io non ero così alla loro età. Ero chiusa, introversa, musona. Piena di insicurezze, senza sapere cosa fare della mia vita. Tutto è cambiato quando sono andata a Verona a studiare. Non è stato facile all’inizio ma poi ho fatto nuove amicizie, mi sono innamorata per la prima volta, poi l’ho lasciato, ne ho trovato un altro. Poi ho cambiato casa e moroso un’ altra volta e insomma alla fine sono cresciuta, mi sono irrobustita. E sono arrivata fino a oggi. Fino a G. Lui è stata una svolta decisiva nella mia esistenza, impossibile negarlo. Mi ha dato quello che nessun uomo mi aveva offerto prima.
-
Ciao!- mi dice Lella alle mie spalle mentre Mariù mi dimostra il suo amore leccandomi le mani e sbavandomi sui jeans.
-
Vuoi qualcosa al bar?- le domando alzandomi.
-
Io no e tu?-
-
Ho già preso un caffè…-
-
Allora, dai, alzati che andiamo un po’ a spasso prima che faccia buio. Abbiamo una mezz’oretta.-
Ci incamminiano sull’argine del fiume gonfio per le ultime piogge. Mariù saltella, gioca con altri cani, va avanti indietro, ci gira intorno. Ne fa di tutti i colori.
-
Che ne è della tua vita?-
-
Niente di speciale. Continuiamo con gli incontri dai terapeuti.-
-
Ti vedo un po’ stanca…- mi dice con una leggera sfumatura ansiosa nella voce.
-
E’ vero. Faccio fatica a dormire in questo periodo. E non so perché. E’ strano per me, ho sempre dormito come un sasso. G. mi ha sempre preso in giro per questo. Ha sempre detto che dormo come un elefante.-
Mi cammina di fianco guardandosi intorno ogni tanto per controllare la cagnetta.
-
Perché come dormono gli elefanti?- chiede ridendo. – Come va con G.?-
-
Ma qualcosa si muove. Ultimamente, nei nostri incontri, parliamo spesso del rapporto che ha con sua madre. -
-
Non mi è mai sembrato mammone…- dice Lella guardandomi in faccia.
-
No, infatti non lo è per niente. Da quello che sta emergendo risulterebbe che i ruoli fossero invertiti. Lui sarebbe il genitore e lei la figlia.
-
Mamma che palle ste cose! Ma perché la gente fa i figli se non è in grado di allevarli?- fa sdegnata la mia amica.
-
Eh proprio… me lo domando anch’io. Dai basta parliamo d’altro, per favore. Dimmi un po’ di voi. Pietro ha trovato poi un cane?-
-
Gli è passata la voglia. Non ne parla più. Si è affezionato molto a Mariù. Dormiamo quasi sempre insieme o da me o da lui. Non avrei mai immaginato che la mia vita prendesse questa piega. Ho sempre paura che mi succeda qualcosa di brutto. Mi pare che mi vada troppo bene in questo momento. Ma forse è solo l’eredità pesante della negatività di mia madre. – si ferma un attimo - Solo un secondo, ho caldo. - dice togliendosi il cappotto.











- Bene sono contenta. Purtroppo io non posso dire altrettanto. Non è che stia male ma è come se fossi sospesa. Posso farti una domanda?
-
Certo tesoro!
-
Tu credi che la tua serenità attuale dipenda da Pietro?
Lella si ferma un attimo, mi guarda.
-
In che senso? -
-
Voglio dire… trovare un uomo è tutto? – le spiego fissandola dritto negli occhi.
-
E’ sicuramente importante, ma non è tutto. Bisogna prima crescere come individui, penso. Anche perché fino a qualche anno fa Pietro non mi sarebbe piaciuto. Cercavo quelli stronzi. -
Decidiamo di tornare indietro perché il tempo a nostra disposizione è quasi finito.
-
Anche io sono della stessa opinione. Non possiamo delegare il nostro benessere ad altri. Siamo noi le autrici del nostro destino, però dobbiamo anche fare i conti con il caso, perché conta anche quello. Dai raccontami un po’ della tua vita avventurosa adesso. Che fai di bello?-
-
Sai… ho cominciato a frequentare il gruppo di alcolisti. Per adesso sono andata solo una volta. Credo che per il lavoro che sto facendo coi gruppi CAS mi sarà utile. Il clima comunque è accogliente e piacevole anche se una donna circa della nostra età si è fatta un bel pianto quella sera quando c’ero io. Sono rimasta un po’ impressionata. Quando siamo usciti mi sono fermata a parlare un po’ con la operatrice e le ho chiesto se è frequente che la gente pianga in quel modo, piuttosto disperatamente. Mi ha spiegato che si succede, ma quella signora ha una situazione difficile. E’ un caso particolare. Non ho chiesto altre notizie per non essere troppo invadente.-
Raggiungiamo le nostre auto.
-
Sai che ti ammiro. Di giorno lavori in mezzo ai malati. Come fai anche nel tempo libero a farti carico dei problemi degli altri? Io non ce la farei….-
Lo dico proprio convinta. Mi pare anche troppo certe volte, che voglia strafare. Ma forse sono io che ho le valvole che girano male.
-
Non è così, sai. Invece funziona proprio da cura a volte. Guardando quanti problemi ci sono intorno ridimensioni i tuoi che fa sempre bene!-
-
Non mi era proprio venuto in mente questo aspetto della faccenda. Senza dubbio può essere anche così. -
Dopo averla salutata salgo in macchina. E mentre guido rimugino. Entro in casa e sul tavolo dentro un vaso ci sono tante rose rosse.
-
Volevo farti un regalo, amore!- dice G. abbracciandomi.
-
Perché?-
-
Perché stai con me da tanti anni e ti meriti un regalo!-
Non so come prendere questi fiori mi sembra un po' un contentino. Come volersela cavare con poco. Forse sono troppo cattiva...
Ma anche no, però!















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