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Tristezze con gelato

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Dottoressa Gustalavita · 15 Luglio 2014



                                                                  





Ieri sera, quando ci siamo trovate al bar, Lella era incazzata nera. Con se stessa. Che strano, pochi giorni fa che l’ho incontrata al supermercato era proprio di ottimo umore. Tutto questo nervoso è stato scatenato da una conversazione telefonica. Un giorno della settimana scorsa mentre stava bevendo il caffè con delle infermiere ha suonato il cellulare di una di queste. Era la mamma di un compagno di scuola della sua bambina. Hanno parlato un po’ della scuola e dei compiti delle vacanze. Per forza di cose, tutti i presenti hanno sentito il breve scambio di battute.
A un certo punto la collega di Lella ha detto con l’altra -
Cosa vuoi, Angela, a me i due maschi mi fanno veramente dannare per la scuola! La femmina è l’unica che ha voglia di fare. Peccato, però, poverina, che non è tanto sveglia, ma almeno si impegna. I risultati non sono un gran ché, perché non c’arriva tanto, ma con la volontà qualcosa rimedia.-
A queste parole, la mia compagna di merende si è girata di scatto e l’ha guardata male. L’altra, molto brava nel lavoro, scrupolosa e intuitiva, ha chiuso in fretta la chiamata ed intimorita è tornata a lavorare di corsa.
Al bar, Lella seduta di fronte a me ha alzato gli occhi e ha detto con tono astioso -
Mi è venuta in mente la mia mamma. Diceva le stesse cose di me. Con tutti, con i vicini di casa, col marito. Perfino con la suocera.- Lella continua a raccontare, non è tranquilla. -Insomma- prosegue- dopo un po’ mi ha chiamato il primario per una seccatura, ho ripreso a lavorare e non ci ho più pensato. Ma quando sono arrivata a casa non ero come al solito. Ero nervosa senza motivo. Mi sono anche dimenticata di scrivere sul quaderno quello che ho mangiato. Mi è venuto in mente che ero già a letto, allora mi sono alzata e l’ho scritto.-
-
Per una volta potevi farne a meno…- ho detto io
-
Meglio di no. Sono scrupolosa, lo sai, come sono.-Lella finisce il chinotto e comincia a masticare la fetta di limone. Riprende il racconto -La mattina dopo mi pareva di essere normale, ma si vede che non era vero. Quando sono uscita dal lavoro sono passata a prendere del gelato perché la sera avevo delle colleghe caposale che venivano a casa mia per preparare una relazione per un congresso che abbiamo il mese prossimo. Benissimo. Arrivo a casa abbastanza tranquilla, ma nel metterlo nel congelatore ho inciampato. Sono caduta battendo malamente un ginocchio. Il gelato è andato per terra, si è sporcato tutto il pavimento, insomma un casino! Mi è venuta una rabbia, ma una rabbia incontenibile! Avevo una voglia matta di buttare tutto dalla finestra, invece sai cosa ho fatto? -





         




Pendendo dalle sue labbra, dico -No! Racconta…-
-
Me lo sono mangiato tutto! Da sola! Con le mani, non ho preso neanche il cucchiaio!-
-
E alle tue colleghe dopo cosa gli hai offerto?-
Lella risponde con tono di voce mogio, triste -
Il the freddo- prosegue depressa - mi è venuto uno sconforto quando ho visto la vaschetta vuota che non ti dico. Mi sono data della cretina ventimila volte. Non voglio tornare indietro, come prima. Non so cosa mi è successo in quel momento. Come ho fatto a perdere il controllo in quella maniera?-
-
L’hai scritto nel quaderno?- domando, dispiaciuta per lei
-
Certo e anche tutti i sentimenti del prima e del dopo l’abbuffata.-
-
Dici che ti sgrida la Gustalavita?-
-
Non credo- dice pensosa Lella- sono ancora agitata. Quella rabbia ancora non mi è passata del tutto.-
Le dico in tono affettuoso -
Non pensarci più. Perdonati...-
-
Si hai ragione. Per fortuna domani vado dalla Gustalavita. Quella donna, ormai, è la mia droga!-
Povera Lella capisco che è una gara veramente dura per lei!









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