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Larioblu

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Amica di Lella · 15 Settembre 2014

            




Ieri pomeriggio io e Lella ci siamo prese un pomeriggio di relax: siamo andate all’IKEA!  Sedute al bar, davanti a una non ben identificata roba fumante, mi racconta di Giulia, la figlia della sua vicina di casa. Ogni tanto va a lavorare in una catena di prodotti per il corpo, Il Larioblu. Mentre  sgranocchio un biscottino svedese commento che è brava e fa bene a darsi un po’ da fare per guadagnare qualche soldino. Lella continua raccontandomi che, qualche giorno prima la capa della ragazza, spiegandole l’atteggiamento da usare con le clienti, alla fine le aveva ricordato, sottolineandolo, che LORO VENDONO LA BELLEZZA!
Giulia, giustamente, era rimasta piuttosto schifata!




               




Obbietto, scherzando, che pensavo vendessero solo prodotti buoni, anche se un po’ cari.
Ma poi chiedo a Lella -
Secondo te si può vendere la bellezza? E soprattutto quanto costa? -
Lella diventa triste e comincia a parlarmi dei soldi che ha speso, ma anche del tempo, dell’impegno e delle energie investite in questa chimera, le speranze e le illusioni puntualmente deluse.
Un vero calvario!
Per tirarle su il morale le dico che per fortuna adesso ormai ne é uscita. Continua dicendomi che l’altro giorno con la Gustalavita, parlava proprio dei cosmetici, in particolare dei prodotti contro la cellulite. Le ha detto che a volte contengono degli stimolanti del metabolismo che possono essere dannosi per la tiroide. Anche se sono prodotti da banco bisogna sempre chiedere al farmacista. Anche nelle erboristerie bisogna fare attenzione perché, a volte, alcune erbe contengono le stesse sostanze.
Che tristezza!
Penso che, morale della favola, è sempre la stessa vecchia tiritera, trita e ritrita! Siamo vittime di pubblicità ingannevoli, tentiamo di aderire a ideali di bellezza irraggiungibili e vani…
Saremo mai veramente consapevoli di tutto questo, un giorno? Mi guardo intorno un po’ amareggiata, vedo tante donne con i bambini. Le bambine belle, graziose, con i capelli lunghi, raccolti con l’elastico colorato e ornato dai fiorellini. Che donne saranno da adulte? Saranno in grado di ribellarsi a questi stupidi stereotipi o come noi arriveranno a quarant’anni cercando di conformarsi a regole non decise da loro? O peggio decise da una bieca logica di mercato? Vedo avvicinarsi una donna incinta. Procede sorridente, un po’ dondolante, col suo bel pancione sporgente…
Che tipo di madre sarai? penso mentre la guardo prendere in mano una lampada per la cameretta del futuro neonato.




 



Io ho rinunciato a tutto questo, ho deciso di non voler generare. Ho sempre creduto di non essere in grado, di non avere abbastanza pazienza, di non essere abbastanza equilibrata per questo compito. E così ci ho messo una pietra sopra. Per fortuna G., in questo la pensa come me. E forse, questa è una delle cose che ci unisce di più. Lella si alza e guardandomi mi chiede cos’ho. Le rispondo, con una utile bugia, dicendole che mi ha rattristato con le sue parole. Lella è convinta che noi donne riusciremo a cambiare questo stato di cose. Io lo spero con tutto il cuore, ma sono dubbiosa.
Usciamo e fuori piove.
Che estate di merda!  


          





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