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Peso e sentimenti

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Lella · 20 Giugno 2014
Tags: Ilpesohaunvaloremorale?




                          



In pizzeria dopo il cinema.
-
Ma come ha fatto a dimagrire la Gustalavita?- -Gliel’ho chiesto. Mi ha risposto che si è innamorata.- La guardo sbarrando gli occhi - Cosa c’entra?- -Centra centra. Mentalmente è passata dallo stato di figlia-asessuata, a quello di oggetto sessuale-donna.- -Che strana teoria! Secondo me ha mangiato meno. Mi pare che non la conti sempre giusta.- -No -mi risponde Lella, tranquilla- è calata in Africa. Figurati se si metteva a dieta in quel posto, in mezzo a tutti quei problemi e quella povera gente. Pensa è calata quasi venticinque chili e non se n’era neanche accorta. E’ arrivata in Italia ed era così. Al suo paese nessuno la riconosceva per la strada. - - Ma dai che non è vero! Non è possibile!- dico io. -Io le credo. Era in un posto dimenticato da Dio, non c’era la luce. Non c’erano le vetrine dei negozi, non c’era niente. E soprattutto mi ha detto “Non pensavo mai al mio fisico. Era importante solo essere sani e forti.”-
Questa dottoressa deve essere una tipa originale, penso. -
Forse noi non possiamo neanche immaginarci cosa voglia dire.- dico triste -Si credo anch’io.- mi risponde lei.
A un certo punto taglia la sua pizza a metà e dice -
Mi faccio portare un cartone e questa me la mangio domani sera. Una volta non l’avrei mai fatto. Mi sarei vergognata come un cane.- - Hai fatto molti cambiamenti.- dico, bevendo un sorso di birra -Sono molto più soddisfatta di me, in effetti. - dice Lella - Anche al lavoro si accorgono che c’è qualcosa di diverso.- La guardo, ha un rossetto discreto, il mascara e l’ombretto le esaltano il colore degli occhi. -Stai bene un po’ truccata e vestita così.>> -La Gustalavita mi ha detto che devo curarmi di più, comprarmi vestiti nuovi, curare la mia femminilità.- -Ha ragione.-





                           

Noto che Lella mangia lentamente, ogni boccone appoggia la forchetta sul tavolo -Perché fai così?- le domando -Mi ha detto che mangiavo troppo in fretta. Mi sto allenando a mangiare più piano. Lo stomaco ci mette venti minuti a inviare al cervello il messaggio che è sazio. Se mangi in fretta in venti minuti fai in tempo a mangiare un bue.- -Interessante, lo dico anche a G. che è un lampo a mangiare e dopo si lamenta che mangia troppo.- Si pulisce la bocca col tovagliolo, si avvicina col busto al tavolo e gesticolando con la mano destra dice -La settimana scorsa mi ha dato un compito da fare: scrivere una storia della mia vita solo col peso e i sentimenti legati al peso in quel momento della mia vita. Mentre riportavo i ricordi sul foglio ero tranquilla. Quando però gliel’ho fatto vedere mi ha fatto notare delle cose di cui proprio non mi ero resa conto scrivendo. Pensa per tutta la mia vita mi sono sentita giusta, “a posto”, solo nei periodi in cui pesavo poco. Ma allora, ho pensato, io veramente quanto valgo? Valgo qualcosa? Ho cominciato a piangere come una fontana.- Ascolto e le accarezzo una mano che tiene sul tavolo. A un certo punto mi sorge un dubbio -Ma queste cose qui non sarebbero più materia per uno psicologo?- -Domanda intelligente – dice, tagliando un pezzo della sua metà pizza- anche io gliel’ho fatta. Sai cosa mi ha risposto?- -Ovviamente no!- -Mi ha detto “Io cerco di considerare tutti i fattori che hanno creato il suo sovrappeso. Parlare solo di calorie, grassi e  proteine non basta. Trovo pazienti che ne sanno più di me eppure il loro peso continua ad aumentare. Bisogna rompere quella catena che porta l’individuo a fare delle cose sbagliate pur sapendo che lo sono.” Il ragionamento non fa una piega.- - Lo ammetto, non fa una piega!- Lella continua a raccontare più tranquilla, appoggiata allo schienale della sua sedia -Poi abbiamo parlato del “tanto ormai”- - Cos’è – faccio stupita- il “tanto ormai”?- - Beata te che non sai cos’è! E’ il pensiero sbagliato che ti viene quando fai una dieta e per qualche motivo sgarri. Mangi un biscotto e allora dal momento che hai sgarrato ne puoi mangiare un altro e un altro e un altro ancora. “Tanto Ormai” hai sgarrato! Ma mangiare un biscotto o due non è la stessa cosa che finire un pacco pieno. E’ un pensiero sbagliato che porta ad agire in modo sbagliato.-
Usciamo dalla pizzeria e piove forte. -
Hai un ombrello?- Lella mi guarda dicendo -Sarebbe anche un pensiero adeguato alla situazione, ma non ce l’ho.- - Ok, faccio una corsa a prendere la macchina. Aspettami qui, inutile bagnarsi in due!- -Agli ordini!- mi risponde di buon umore.




NB: D'ORA IN POI CERCHERO' DI ESSERE REGOLARE NEI POST E NE PUBBLICHERO' UNO IL QUINDICI DI OGNI MESE E UNO IL TRENTA DI OGNI MESE. A PRESTO





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