Vai ai contenuti

Cartelle ospedaliere

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Amica di Lella · 28 Febbraio 2015





Qualche giorno fa ho chiesto a Lella se mi faceva il favore di ritirare degli esami del sangue di G. Era andato dal suo medico curante perché era un periodo che si sentiva fiacco. Gli aveva prescritto una serie di accertamenti ma lui, che è un fifone, non aveva tanta voglia di farli. Ho dovuto insistere. Alla fine ha ceduto. Oggi quando sono uscita dal lavoro sono andata da lei, a casa sua, a prenderli.
Me li consegna dicendo –
Gli ho dato un’occhiata, va tutto bene.-
-
Grazie sei un tesoro. Andrà dal suo medico a farglieli vedere. -
-
Sono appena arrivata a casa… ti va un po’ di te? – mi dice la mia mica.
Mi siedo sul suo divano nuovo, di cui è molto orgogliosa, mi stravacco un po’ e accetto il suo te. Quando si avvicina con le tazze il profumo della bevanda mi avvolge  e mi entra dritto nel naso.








Mi rilasso piacevolmente, oggi è stata una giornata piena per me. Poi anche lei si siede sul divano a gambe incrociate, poco lontano da me. Noto che ha dei calzini rossi, da Pippi Calzelunghe, molto buffi.
Oggi – inizia a raccontarmi – sono andata a un corso di aggiornamento sul sovrappeso. -
-
Con quei calzini? – dico indicando i suoi piedi fiammeggianti. Lei si mette a ridere e mi dice che no, non aveva quei calzini, oggi a lavorare. Li ha messi su appena arrivata a casa. Sono calzini da riposo! Inizia a raccontarmi una storia abbastanza interessante.







Parlavano delle solite statistiche e delle solite storie. Mentre il medico mostrava le slide lei pensava alle parole della Gustalavita. E pensare che all’inizio ero scettica, meditava dentro di sé, ascoltando quello che l’altro diceva. Alla fine ha mostrato una serie di cartelle cliniche per evidenziare le oscillazioni di peso dei pazienti monitorati nell’arco di quindici anni. Arrivavano al centro ospedaliero con un lieve sovrappeso. Con la dieta ipocalorica calavano una decina di chili. Ritornavano dopo due o tre anni avendone recuperati quindici, cinque in più rispetto al peso di partenza. Riprendevano il trattamento dietetico, calavano sempre una decina di chili, ma con più difficoltà questa volta. Si ripresentavano dopo altri due o tre anni, pieni di sensi di colpa, avendo recuperato tutto con gli interessi, superando sempre il peso precedente. Ogni nuovo tentativo la perdita di peso si faceva più faticosa, più difficile e il regime dietetico sempre più restrittivo. Il caso peggiore era quello di una signora che nell’arco dei quindici anni di monitoraggio aveva avuto anche due figli e alla fine pesava trenta chili in più rispetto a quando aveva cominciato la serie di diete. Il dottore che aveva condotto lo studio parlava dell’obesità come di una patologia cronica ad eziologia multipla molto difficile da sconfiggere. Prima di terminare il suo intervento confrontava i suoi risultati con quelli di diversi studi americani, dichiarandosi soddisfatto del suo operato. In fin dei conti neanche in America erano riusciti a fare meglio! Magra consolazione, aveva pensato Lella. Provate a chiedere ai pazienti se sono contenti del suo operato! Si era sentita molto fortunata ad aver incontrato la Gustalavita.
Nella pausa caffè un collega le si è avvicinato e le ha detto a bassa voce –
Tu hai perso parecchi chili. Dove sei andata? – Lella gli ha fatto il nome della Gustalavita e gli ha anche spiegato in poche parole il suo metodo di lavoro.
Lo dirò a mia sorella. Ha avuto un bambino tre anni fa e non riesce a tornare al peso di prima. Ne sta facendo una malattia. Tu invece, devo dire a onor del vero, che stai proprio bene, sorridente, solare. Sei un’ ottima pubblicità per la tua dottoressa.-
Lella l’ha ringraziato. Dentro di sé ha pensato che è bello quando la gente ti dice queste cose ed è piacevole questa sua nuova vita!















Torna ai contenuti