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Sesto incontro del gruppo di autostima. Esercizio N°4: ricevere un complimento

mangiopositivo
Pubblicato da Elisabetta Giovetti in Autostima · 20 Maggio 2015









Questa sera G. va a vedere la partita a casa di suo fratello e io ho approfittato per invitare Lella. Le ho preparato una bella cenetta a base di ceci che le piacciono molto. Il menu prevede: insalata di ceci accompagnata da pane nero, misticanza e sorbetto.
«Ho mangiato troppo!» dice Lella appoggiandosi alla spalliera della sedia.
«Ma dai per una volta…» faccio io.
Raccogliendo i piatti sporchi le domando «E il tuo gruppo come va?»
Lei sorride «Sapevo che me l’avresti chiesto. Ti vedo che non stai più nella pelle.»
«Non tenermi sulle spine, su avanti!» dico mettendo su la moka.
Inizia a ridere.
«Vieni al sodo!» la esorto io.
«Gli attori erano Davide e Dora. Lui e il suo gruppo hanno vinto un premio in un concorso di architettura con un progetto per il recupero di un vecchio stabile, una volta deposito di granaglie, trasformandolo in un centro polifunzionale con un teatro, un cinema e una zona per spettacoli all’aperto. Tutto riscaldato e illuminato con nuove tecnologie a basso impatto ambientale. Dopo la premiazione un membro della commissione gli si è avvicinato per complimentarsi con loro. Lui, preso dall’emozione, gli ha rovesciato addosso un cocktail di un bel rosso vivo.»
Scoppio a ridere di gusto.
«Proprio quello che avrei fatto io!»
«Tutti abbiamo riso tranne Dora, che impersonava quello della giuria. Non ha fatto una piega mostrando un grande autocontrollo. Nel commento allo sketch, Davide ha ammesso di essere convinto che i complimenti siano sempre falsi e fatti per chiedere qualcosa in cambio. Di conseguenza di fronte ad apprezzamenti positivi sul suo operato non sa mai come rispondere. Il più delle volte o combina disastri, come in questo caso, o diventa sprezzante, mettendo in imbarazzo l’altra persona. Dora, invece, ha impressionato tutti con la sua estrema padronanza, non le è sfuggita neanche la minima espressione di disappunto. Ha riconosciuto di avere il bisogno di tenere tutto sotto controllo. Ha il terrore di mostrare i suoi sentimenti e di non riuscire a trattenersi se inizia a manifestarli.»
«Sono messi bene tutti e due, insomma.»
«Già. Questi pensieri negativi contribuiscono a mantenerli in un costante stato di stress, diminuiscono la loro concentrazione, peggiorandone le prestazioni.»
«Proprio come succede a me.» commento pensierosa.
Lella appoggia la tazzina di caffè «Ti è successo qualcosa oggi?»
Mi verso due dita di vino, ne bevo un po’.
«Ma niente di speciale, però oggi il mio capo mi ha detto che ho fatto un bel lavoro. Sono diventata rossa, quasi viola, ho balbettato parecchio prima di dire un ggggrazie. Non avevo a portata di mano il cocktail se no avrei fatto uguale al tuo compagno di gruppo! Ogni volta che qualcuno, anche G., mi fa un complimento sono in difficoltà. Da sempre.»
«Forse, in fondo, sei convinta di non aver diritto a riconoscimenti.»
«Non è proprio così. Avevo lavorato sodo, mi era costato tempo e fatica, quindi mi meritavo la sua approvazione. Credo piuttosto di non esserci abituata.»
«Non le hai telefonato, vero, alla dottoressa?»
«Non ancora… Non chiedermi perché ancora non l’ho fatto. Non lo so. Ci penso, ma rimando sempre.» rispondo a bassa voce.
«Fai uno schema dividendo un foglio a metà. Da una parte segni i vantaggi del gruppo di autostima, dall’altra gli svantaggi. La Gustalavita consiglia sempre di far così in caso di dubbi amletici.»
«A proposito» dico per cambiare discorso «è molto che non ne parli. Come sta?»
«Molto bene!»
Uscendo mi saluta con un bacio e mi dice in un orecchio «Datti una mossa, tesoro!»
Eh già è una parola!












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